



Gattuccio del corallo
(Atelomycterus marmoratus)

Pesce chitarra
(Rhina ancylostoma) (razza)

Squalo zebra
(Stegostoma fasciatum)

Pesce violino
(Rhynchobatus djiddensis) (razza)

Squalo volpe occhio grosso
(Alopias superciliosus)

Squalo testa di toro giapponese
(Heterodontus japonicus)

Squalo martello smerlato (Sphyrna
lewini)

Squalo sorrah
(Carcharhinus sorrah)

Gattuccio maculato
(Asymbolus analis)

Squalo bambù maculato
(Chiloscillium
plagiosum)
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GLI SQUALI DEL MUSEO MALACOLOGICO
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GLI SQUALI:
Gli squali, insieme a razze,
torpedini e chimere, sono pesci cartilaginei appartenenti alla classe dei
condroitti (Chondroichthyes) e sono presenti in tutti i mari del
globo, dalla superficie fino a 1500 metri di profondita', dalle calde
acque tropicali, ai freddi mari artici ed antartici.
Esistono circa 350 specie di squali,
una cinquantina delle quali presenti nel Mediterraneo, con dimensioni che
vanno dai soli 25 cm. del gattuccio pigmeo dalla coda a nastro (Eridacnis
radcliffei) ai 18 metri dello squalo balena (Rhincodon typus),
che con queste misure rappresenta anche il più grande pesce fino ad ora
conosciuto.
I fossili più antichi di questi animali risalgono a circa 400 milioni di
anni, e si pensa che la loro evoluzione sia arrivata al massimo livello
addirittura già da 100 milioni di
anni.
Lo scheletro degli squali non è osseo, come quello dei pesci comuni, ma
cartilagineo, formato cioè da cartilagine, simile a quella che costituisce
l'orecchio o la trachea umana.
Al contrario dei pesci comuni, gli squali non possiedono la vescica
natatoria (un corpo galleggiante interno che può riempirsi di gas) la cui
funzione di sostegno al galleggiamento è sostituita in parte dal grosso
fegato, che più arrivare al 25% del peso dell'animale. Sono pesci
predatori e nella loro dieta possono essere presenti pesci, squali più
piccoli, crostacei, molluschi e mammiferi marini.
Fino ad ora si conoscono tre specie di squali che si nutrono di plancton,
filtrando l'acqua che entra dalle loro mandibole, e che quindi non sono
predatori attivi. Essi sono il già citato squalo balena (Rhincodon
typus, fino a 21 m.) lo squalo elefante (Cetorhinus maximus, fino a
13 m.) e lo squalo grande bocca (Megachasma pelagios, fino a 5 m.).
La forma degli squali è generalmente affusolata ed idrodinamica, con il
muso allungato ed appuntito, per favorire l'avanzamento in acqua.
Gli squali possiedono gli stessi
sensi dell'uomo, più altri due a noi sconosciuti, che sono la capacità di
percepire i campi elettrici e le onde di pressione
diffuse in acqua.
Gusto: il senso del gusto negli squali è assicurato dalla presenza,
nella bocca, ma anche sulla superficie della loro pelle, di papille
gustative simili a quelle umane. Lo squalo quindi, può utilizzare questo
senso anche con il semplice contatto della superficie corporea.
Tatto: lungo il corpo degli squali sono presenti cellule sensoriali
che si trovano in stretta relazione con le papille gustative e che fanno
rendere conto allo squalo quando avviene un contatto fisico.
Udito: negli squali è presente un orecchio interno, con la capacità
di percepire soprattutto
suoni di bassa frequenza, come quelli emessi da animali feriti, e quindi
potenziali prede per questo superbo animale.
Olfatto: le narici degli squali, sempre ben visibili sulla parte
inferiore del muso, sono costituite da due canali a fondo cieco, con al
termine delle cellule olfattive che analizzano la presenza di sostanze
odorose disciolte in acqua. La sensibilità olfattiva degli squali è molto
sviluppata, si pensa che possano individuare 1 parte di sangue in 100
milioni di parti d'acqua.
Vista: la vista degli squali, contrariamente al pensiero popolare,
è molto sviluppata. La pupilla può restringersi o allargarsi in base alla
quantità di luce, ed in molti squali è presente, dietro alla retina, il
tapetum lucidum, una serie di placche riflettenti che amplificano la
luce e permettono la vista anche di notte. In condizioni di forte
illuminazione il tapetum lucidum viene oscurato, per non
abbagliare la retina e provocare danni anche irreversibili.
Linee laterali: le linee laterali, una per ogni fianco dello
squalo, sono costituite da cellule sensoriali che danno all'animale la
capacità di percepire le onde di pressione dovute ai
movimenti dell'acqua.
Ampolle di Lorenzini: sono degli organi che prendono contatto con
l'esterno attraverso piccoli e numerosi forellini, presenti soprattutto
nella regione del capo, pieni di una sostanza gelatinosa conduttrice, in
comunicazione con terminazioni nervose. In questo modo lo squalo ha la
capacità di percepire i campi elettrici generati dagli animali
(quindi individuare anche prede sotto la sabbia) e probabilmente
riconoscere la propria posizione rispetto al campo magnetico terrestre.
I denti dello squalo, oltre
ad essere la parte più conosciuta di questi pesci, costituiscono un
elemento sempre presente nelle descrizioni e nelle immagini che devono
colpire la nostra fantasia. I denti sono simili alle scaglie placoidi che
rivestono il corpo dello squalo; essi sono modificati e di dimensioni
maggiori, non ancorati alla cartilagine delle mandibole, ma semplicemente
fissati nel derma da fibre di tessuto connettivo. Sono rivestiti
esternamente da uno smalto che è molto duro e resistente per l'assenza
quasi totale di sostanza organica. Lo smalto protegge uno strato di
dentina all'interno del quale si trova la polpa, ricca di vasi sanguigni.
Nelle mandibole degli squali i denti sono disposti in più file, in genere
sei, e gli ultimi verso l'interno della bocca sono inclinati, coperti da
una piega di tessuto e non ancora completamente sviluppati. Durante la
crescita essi sono soggetti ad uno spostamento in avanti per la continua
formazione del tessuto gengivale a cui sono collegati. Nel loro
avanzamento si raddrizzano progressivamente, a causa della semplice
tensione meccanica, finchè non diventano del tutto funzionali. Dopo
qualche tempo i denti delle file anteriori sono destinati a cadere, a
seguito di rotture traumatiche o spontaneamente e si ritiene che vengano
sostituiti singolarmente ogni 8-15 giorni, più frequentemente negli
esemplari più giovani. Si ritiene che alcune specie rinnovino un'intera
fila di denti alla volta.
A differenza di altri caratteri i
denti degli squali hanno forme e dimensioni molto diverse, dovute alle
abitudini alimentari di ciascuna specie, anche se quasi sempre, le prede
vengono inghiottite senza masticazione. Possono essere lunghi ed
appuntiti, affilati, larghi, di forma triangolare e con bordi seghettati:
ognuna di queste soluzioni è adatta ad un particolare tipo di preda. I
denti della mandibola superiore sono spesso diversi da quelli della
mandibola inferiore, per poter rendere il morso più efficace. Generalmente
i denti superiori, volti a tranciare le prede, sono più grandi, mentre
quelli inferiori, che devono fornire la presa massima, sono più sottili ed
appuntiti. Per le diverse forme e dimensioni, i denti vengono ritenuti
elementi utili al riconoscimento delle specie ed in alcuni casi persino
del sesso. Sono stati realizzati degli esperimenti per valutare la forza
impressa dal morso di un carcarinide: essa è risultata di circa 3
tonnellate per centimetro quadrato e la robustezza dei denti è stata
paragonata a quella dell'acciaio.
Molti aspetti della biologia ed etologia degli squali non
sono ancora molto bene conosciuti, soprattutto a causa della difficoltà di
studiare questi pesci nel loro ambiente naturale e per il loro
comportamento schivo e solitario..
Sembra che la pressione esercitata dal morso di uno squalo
carcarino (Carcharhinus obscurus) di circa due metri sia di tre
tonnellate per centimetro quadrato. A che valore potrebbe allora arrivare
quella di uno squalo bianco di sette metri?
Gli squali martello Sphyrna lewini, normalmente
solitari, sono stati osservati nuotare, nei reef di Sanganeb in Mar Rosso,
in branchi numerosi, con gli esemplari adulti all'esterno ed i giovani al
centro.. Sicuramente questi squali non devono unirsi in branchi per
evitare i predatori, e probabilmente non lo fanno nemmeno per motivi
riproduttivi.. Quale é quindi la spiegazione ??
Lo squalo longimano (Carcharhinus
longimanus) é solito seguire i delfinidi della specie Globicephala
macrorhyncus che nuotano e si spostano in branchi numerosi. I
delfinidi, a causa delle grandi dimensioni, non vengono certo considerati
delle prede da questi squali.. Quale è la spiegazione di questo
comportamento veramente molto particolare ??
Secondo Walter Starck la colorazione a
strisce bianche e nere orizzontali, che riproduce quella dei velenosissimi
serpenti di mare, può essere utilizzata come protezione anti-squalo nei
casi in cui si deve stare a stretto contatto con questi animali (es:
riprese video, ricerca, ecc.).
L'autore ricorda, a conferma di ciò, la colorazione del pesce pilota che
spesso accompagna gli squali nel loro nuoto e le dichiarazioni del re
dell'isola Tonga che fa dipingere i suoi sudditi a strisce bianche e nere
prima di tuffarsi in mare per pescare. Queste spiegazioni possono avere
quindi un valore scientifico ??
Nel sito sugli squali
www.prionace.it troverete tutte le informazioni più attuali e dettagliate
sulla biologia e sul comportamento di questi misteriosi pesci
cartilaginei, insieme a splendide immagini, articoli, video e tanto altro ancora..
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